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Pensieri suicidi: come gestirli e come affrontarli

25/10/2023
pensieri suicidi

I pensieri suicidi sono pensieri che esprimono il desiderio di porre fine ad un grande dolore interiore, e affliggono molte più persone di quanto si possa pensare, manifestandosi in vari momenti della vita. In genere si tratta di un disturbo che interessa maggiormente coloro che soffrono di depressione o sono affetti da disturbi mentali, ma ci sono numerosi fattori che possono far scaturire pensieri di questo genere. 

I pensieri suicidi possono essere occasionali, oppure ricorrenti e invasivi. In entrambi i casi è bene considerare questo genere di pensiero come un campanello di allarme di un forte stato di malessere interiore, richiedendo subito l’aiuto di una persona fidata e di un professionista cui affidarsi per le cure adeguate.

Le persone la cui mente è attraversata da pensieri suicidi sperimentano una situazione di malessere profondo, caratterizzato da disperazione, sensazioni di solitudine e sensi di colpa che durano nel tempo: il suicidio diventa così una possibile soluzione dei problemi.

Se si formulano pensieri di suicidio è importante trovare il coraggio e la forza di parlarne senza vergognarsene.

Come riconoscere i pensieri suicidari: cause principali e psicoterapia psicodinamica

Cause dei pensieri suicidari

Sono diverse le cause che possono scatenare i pensieri suicidari nella mente e stravolgere l’individuo, portandolo a pensare alla morte come l’unica soluzione possibile ai propri problemi. 

Alla base di questi pensieri c’è sempre un forte stato di ansia e di depressione. In particolare, proprio quest’ultima è considerata a tutti gli effetti il maggiore fattore di rischio, ma ve ne sono molti altri che bisogna tenere in considerazione, ovvero:

  • presenza di problematiche psicopatologiche come disturbo della personalità, disturbo bipolare e disturbo depressivo maggiore;
  • sensazioni di impotenza di fronte a situazioni complesse e stressanti;
  • necessità dell’individuo di mettere fine a un insopportabile dolore emotivo o fisico;
  • storia familiare pregressa di problemi psichiatrici o di suicidio; 
  • abuso di alcol o sostanze stupefacenti;
  • maltrattamenti o abusi subiti nel corso della vita.

Tra le altre condizioni che possono portare ad avere pensieri suicidi vi sono lutti importanti, separazioni coniugali travagliate, gravi problemi economici, abbandono, licenziamento dal lavoro e sensazioni di colpa per aver fatto qualcosa di sbagliato. 

I pensieri di suicidio cominciano a popolare la mente dell’individuo fino a diventare un’ossessione, tanto da far ritenere la morte come una sorta di liberazione. In queste persone il disagio è così profondo e il dolore mentale così insopportabile che la via del suicidio diventa l’unico pensiero percorribile.  

Tuttavia, è bene ricordare che formulare pensieri suicidi non significa desiderare davvero di morire e neanche che l’istinto suicida sia più forte di quello della sopravvivenza. Infatti, occorre avere coraggio e  volontà per portare a termine il suicidio. 

È fondamentale, in queste situazioni, chiedere subito aiuto e intervenire per contenere i pensieri negativi. Rivolgersi ai familiari, agli amici e a esperti della salute mentale è determinante per essere guidati verso il recupero dell’equilibrio mentale.

Segnali di allarme principali dei pensieri suicidi

La maggioranza dei suicidi non avviene senza preavviso. Infatti, vi sono alcuni segnali sia verbali che comportamentali (che possono essere richieste di aiuto) che annunciano la loro probabile comparsa, come:

  • isolamento e ritiro sociale; 
  • improvvisi cambiamenti di umore o atteggiamento; 
  • pensieri ricorrenti di autolesionismo; 
  • sonno disturbato e insufficiente per lunghi periodi; 
  • cambiamento delle proprie abitudini e della propria routine quotidiana
  • umore depresso,
  • aspetto esteriore trascurato 
  • aumento del consumo di alcool e droghe

La solitudine, l’isolamento e il ritiro sociale possono aumentare lo stress cronico, la bassa autostima e accrescere la sintomatologia depressiva. In alcune situazioni la sensazione di essere un peso per gli altri aumenta il sentimento di solitudine interiore alimentando la convinzione che l’unica via di uscita per cancellare il forte malessere sia il suicidio.

La solitudine e l’isolamento peggiorano il quadro psicologico, rendendo l’individuo chiuso e senza speranza. 

Seguire un percorso adeguato è sicuramente la scelta migliore per trovare la soluzione al problema. 

Come gestire i pensieri suicidari. 

È importante è ricordare che molte persone fanno pensieri suicidari almeno una volta nel corso della propria vita, per questo, non bisogna sentirsi giudicati se si sta affrontando un periodo di profondo malessere.

Quando la mente formula pensieri suicidari è importante rivolgersi ai professionisti della salute mentale. Quasi sempre è necessario un lavoro di cooperazione tra medico psichiatra e psicoterapeuta.

La psicoterapia è la via per potenziare le proprie capacità di resilienza, per affrontare le cause destabilizzanti, per modificare una visione distorta di sé e/o del mondo e raggiungere una maggiore stabilità e serenità interiore.  Il paziente può riacquistare la consapevolezza di sé e vedere i problemi da un altro punto di vista, riuscendo a trovare una modalità per risolverli, mentre lo psicoterapeuta adotterà un approccio specifico in base alla condizione del paziente.

La nostra mente ha innumerevoli risorse e la depressione, così come altri stati affettivi di profondo disagio o disturbi mentali, può essere gestita in modo più funzionale seguendo le terapie e le indicazioni dello psichiatra e dello psicoterapeuta. 

L’esperto, in questi casi, può aiutare a riconoscere le cause scatenanti, individuando i principali campanelli d’allarme e portando il paziente ad elaborare i momenti difficili e dolorosi della sua vita che hanno potuto destabilizzare l’equilibrio mentale precedente. 

Chi pensa al suicidio, in genere, non vuole realmente morire, ma vuole porre fine ad un dolore mentale e fisico diventato insopportabile. Quando si è disperati e internamente dilaniati dalla sofferenza, non si riescono a vedere le situazioni in modo realistico; la prospettiva limitata che è quella del momento viene considerata permanente, non può affiorare il pensiero che tra un mese la situazione potrebbe cambiare. Ciò che la persona vuol fare è silenziare il dolore, non la propria esistenza.

Buttar fuori quel dolore parlandone significa iniziare un percorso di cura di sé.

Quanto più precocemente ci si rivolgerà ai professionisti della salute mentale, tanto più rapido e efficace potrà essere il trattamento del disturbo e il recupero di una maggior stabilità.

Chiedere aiuto è la scelta giusta per dare inizio a una terapia efficace, così da riprendere in mano le redini della propria vita.

Sono laureata in Psicologia con indirizzo clinico presso la Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Padova e in Pedagogia presso la Facoltà di Magistero di Torino . Ho conseguito la specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica presso l’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica di Torino IPP, un Master in Psicoterapia Bionomica presso il Formist (Scuola di Psicoterapia Bionomia) di Cagliari e sono didatta dell’ICSAT in training autogeno bionomico. Sono iscritta all’albo degli Psicologi al n 169 e all’elenco degli psicoterapeuti della Regione Piemonte.

Anna Ambiveri

psicologa & psicoterapeuta

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