Il Training Autogeno somatico o di base (T.A.) è conosciuto principalmente come tecnica di rilassamento, volta ad ottenere uno stato di distensione psicofisica. Il suo ideatore, il medico berlinese I.H.Schultz lo definì un “metodo di autodistensione da concentrazione psichica”.
Il T.A. di base o somatico consiste nell’apprendimento di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva (Schultz definisce la concentrazione passiva come una concentrazione in cui bisogna “astenersi da qualsiasi movimento volontario, limitandosi soltanto a ‘pensare”), particolarmente studiati e concatenati tra loro che portano ad una modificazione del tono muscolare, della funzionalità vascolare, cardiaca, respiratoria e neurovegetativa. Tali modificazioni sono spontanee e portano l’organismo nella sua totalità psico-fisica ad un riequilibrio di tutte le funzioni.
Il Training Autogeno somatico è una tecnica valida non solo in un’ottica di cura, ma anche di prevenzione. Schultz, infatti, lo riteneva anche una pratica di igiene mentale efficace nella prevenzione di disturbi legati allo stress.
Nell’ambito della cura il T.A. è indicato in tutti i disturbi legati allo stress, nelle somatizzazioni, nelle manifestazioni di ansia generalizzata, nei disturbi digestivi, cardiaci e pressori di origine funzionale.
Il training autogeno è indicato anche per gli sportivi, per gli artisti, per gli studenti e per tutte quelle persone che necessitano di sviluppare una maggiore concentrazione mentale.
Gli esercizi del training autogeno somatico sono sei e la loro esecuzione richiede inizialmente pochi minuti. Si apprendono nell’arco di 8/ 10 settimane con la guida di un terapeuta formato per tale insegnamento.
Vi sono tre posizioni nelle quali si possono svolgere gli esercizi: sdraiati, seduti in poltrona oppure nella classica postura del cocchiere (o a cassetta). L’allenamento inizia con l’esercizio della pesantezza cui seguiranno progressivamente quello del calore, del cuore, del respiro, del plesso solare e della fronte fresca intervallati dalla formula della calma. Gli esercizi termineranno sempre con la ripresa.
Grazie a questa tecnica di autodistensione avvengono numerosi cambiamenti :
Sul piano fisico si verificano un rilassamento muscolare, un miglioramento della circolazione sanguigna periferica, una normalizzazione del battito cardiaco e del respiro, un riequilibrio del sistema neurovegetativo e neuroendocrino.
A livello psichico aumentano la capacità introspettiva e la consapevolezza di sé con una benefica ricaduta sulla qualità della vita.
Una volta appreso il Training Autogeno diventa una ricchezza personale cui poter attingere senza più aver bisogno del terapeuta. Si può decidere di usarlo come pratica quotidiana, per godere di un maggiore equilibrio psicofisico e/o quando si devono affrontare situazione complesse e potenzialmente ansiogene.
Il Training Autogeno Superiore (T.A.S.) costituisce l’evoluzione del Training Autogeno di base o somatico (6 Esercizi standard). Per poter accedere agli esercizi del Training Autogeno Superiore è fondamentale aver appreso molto bene gli esercizi del ciclo inferiore (T.A. somatico) ed essere in grado di ottenere in breve tempo la commutazione autogena ed entrare, quindi, nello stato di abbandono passivo detto “accettazione passiva”.
Gli esercizi superiori consentono un approfondimento della conoscenza di sé, un ampliamento della consapevolezza e della realizzazione personale.
Immagini, colori, vissuti possono già emergere durante gli esercizi del T.A. somatico preannunciando i fenomeni caratteristici del Training Autogeno Superiore. La capacità di entrare nello stato di coscienza autogeno favorisce l’introspezione e stimola l’emergere di immagini simboliche che hanno un forte effetto risanatore. L’analisi di queste immagini condotta con le varie tecniche analitiche costituisce la psicoterapia autogena. Il Training Autogeno superiore rientra nelle tecniche immaginative.
La conoscenza e la pratica del Training Autogeno permettono anche di trasmettere un messaggio importante: attraverso l’invito a “fermarsi ed ascoltarsi” viene ridonato senso alla “lentezza” e ridata fiducia alla saggezza biologica di cui siamo portatori.
Il Training Autogeno educativo si basa sull’apprendimento dei sei esercizi (due di base e quattro complementari) ed ha come obiettivo principale quello di educare e/o riabilitare le persone ad uno stile di vita coerente con la propria personalità ed indirizzato al benessere psicofisico. Il Training Autogeno educativo si propone anche, attraverso l’espansione della consapevolezza di sé, di facilitare l’apprendimento di nuovi stili di vita e la scoperta e l’utilizzo di potenzialità inespresse. Il Training Autogeno somatico di I.H. Schultz può avere due modalità di impiego, una con finalità psicoterapeutiche e rientra nel campo della psicoterapia autogena ed una con finalità educative. La tecnica è la stessa, cambia il modo con cui viene applicata.
L’azione educatrice permette alle persone di prendere contatto con tutte le componenti della propria personalità e del proprio organismo facilitandone una sintesi costruttiva. L’apprendimento favorisce sin dal primo approccio un recupero delle dimensioni somatiche e psichiche e l’acquisizione più profonda della consapevolezza dell’unità psicosomatica.
In tale ottica è un valido strumento di prevenzione e di igiene psichica quotidiana. Nel corso dell’apprendimento del Training Autogeno somatico con finalità educative, l’attività educativa si trasforma progressivamente in una forma di “autoeducazione” al benessere personale. Potrà nascere anche il piacere di autosservarsi, di trovare interessante il proprio mondo interno e desiderare visitarlo. Si potranno scoprire inclinazioni e potenzialità fino a quel momento rimaste nascoste e silenziose e potranno delinearsi e prendere vita progetti esistenziali prima impensabili.
Il Training Autogeno applicato in questa dimensione è indirizzato a tutte quelle persone che non vivono particolari disagi e/o turbamenti che potrebbero interferire negativamente sulla vita affettiva, lavorativa e relazionale. Esso si rivolge a tutti coloro che desiderano possedere uno strumento per potersi rilassare. Si può definire questa applicazione del Training Autogeno “la forma di meditazione occidentale”.
Attraverso l’apprendimento dei sei esercizi di base si entra in una dimensione psichica particolare: cambia il tracciato elettroencefalografico, diminuiscono le onde cerebrali tipiche della veglia (onde beta) e compaiono le onde tipiche del rilassamento e del pre-sonno (onde alfa). Chi riesce a portare avanti un allenamento costante può, con i sei esercizi, entrare in uno stato ancora più profondo di rilassamento con la comparsa nel tracciato elettroencefalografico delle onde tetha tipiche del sonno. Tutto ciò, però, si realizza senza perdere la vigilanza.
Questa tecnica inoltre, trova anche un altro campo di applicazione in tutte quelle situazioni comuni che possono portare ad un aumento dell’ansia, dell’emotività e della tensione. Tali situazioni possono riguardare l’ambito lavorativo, sportivo, scolastico.
In ambito lavorativo le tensioni ambientali, i conflitti, le responsabilità spesso gravano pesantemente sulla qualità della vita, producendo affaticamento fisico e psichico. In ambito sportivo ad esempio, facilita la concentrazione ed il controllo della tensione relativa alla prestazione oltre a facilitare il riposo ed il recupero energetico. In ambito scolastico aiuta invece a scaricare l’ansia e le tensioni che possono essere causate dalle interrogazioni o dagli esami, permettendo l’utilizzo di tutte le risorse e di tutte le potenzialità personali.
Il cambiamento prodotto dall’apprendimento è irreversibile, grazie anche alle sensazioni prodotte. Avviene la stessa cosa che capita a chi ha imparato a nuotare o ad andare in bicicletta. Possono passare anche anni senza entrare in acqua o salire in bicicletta, ma dopo le prime volte è come se non si fosse mai smesso. L’unità psicosomatica della persona ha appreso e non ha dimenticato. Inoltre, un altro motivo che rende duraturo il cambiamento è dovuto al fatto che quando una persona si accorge delle ricchezze interiori che possiede, ben difficilmente vorrà rinunciarvi.
Il Training Autogeno può essere appreso anche in coppia con finalità volte non solo al benessere psicofisico individuale, ma anche al benessere di coppia.
Questo percorso rappresenta un mezzo attraverso il quale una “coppia sana e in sintonia” fortifica ancor più il legame. In una coppia in armonia vi è unione, ma anche indipendenza. I partner si desiderano, ma non ossessivamente e mantengono una propria autonomia ed indipendenza, non solo fisica, ma anche psicologica. Il Training di coppia favorisce ancor più la comunicazione e la creatività di vita individuale e dei partners.
Le caratteristiche che devono essere presenti per poter definire una “coppia sana” vengono individuate:
Il Training di coppia può essere uno strumento attraverso il quale una coppia con tensioni, incomprensioni, difficoltà di comunicazione può diventare più consapevole delle dinamiche interpersonali, dei vissuti, delle aspettative sia individuali che della coppia stessa. L’intesa e la serenità possono essere danneggiate dallo stress ed il T.A. può configurarsi come uno strumento che aiuta a gestirlo. Esso può diventare anche un utile supporto per favorire e rendere migliore l’intesa sessuale. Nelle coppie può essere di gran vantaggio per rinsaldare il rapporto e migliorare l’intesa la consapevolezza, non solo razionale, ma profondamente condivisa, che ogni soggetto ha un’intimità che appartiene esclusivamente a se stesso e vanno riconosciuti e rispettati i confini propri e dell’altro.
Il T.A. lavora anche sulla costruzione o ricostruzione dei confini individuali all’interno della coppia aiutando superare quella sensazione di “essere in gabbia” che porta molte coppie alla separazione o ad una convivenza “formale” in cui si è spento ogni alito di vita e di progettazione creativa.
E’ previsto un percorso di 10 incontri, generalmente uno alla settimana della durata di 60 minuti, nei quali si apprende ed esercita il Training in coppia. Quest’ultima deve poi esercitarsi giornalmente tra un incontro e l’altro sia individualmente che in coppia. I vissuti, le sensazioni, i pensieri, le immagini che potranno verificarsi durante le esercitazioni potranno essere materiale di approfondimento dove ciò si dimostri utile per il benessere della coppia.
Incontri individuali e Collettivi
Il cammino ha inizio con l’apprendimento della tecnica autogena di base e con l’alleanza terapeutica che, già di per sé, porta ad un riequilibrio di tutte le funzioni dell’organismo migliorando la fiducia in se stessi e la sintomatologia disturbante. Il percorso potrà proseguire, se necessario, con particolari interventi là dove vi siano specifiche fobie o somatizzazioni invalidanti.
Successivamente, si potrà procedere con le tecniche autogene superiori che portano all’esplorazione del mondo interno ed all’espansione della coscienza favorendo un riequilibrio piche/soma. Il percorso bionomico si fonda sull’autogenia cioè sulla capacità insita nell’organismo (inteso come unità inscindibile di psiche e soma) di attivare le proprie risorse di ripresa, di autorganizzazione e di autoguarigione. Come tutte le psicoterapie l’approccio è individuale e si ispira al modello di I.H. Schultz che porta avanti il processo di scoprimento del piano di vita attraverso le tecniche autogene .
Il training Autogeno di base (applicato nell’accezione di meditazione occidentale), può essere appreso Individualmente in 10 incontri di 50 minuti l’uno, con una frequenza settimanale o quindicinale. I vantaggi dell’apprendimento individuale riguardano la possibilità di modulare gli esercizi secondo le proprie necessità, soffermandosi maggiormente ove necessario. L’apprendimento in studio richiederà, tra un incontro e l’altro, una pratica giornaliera degli esercizi per permettere all’unità psiche soma di apprendere. Il Training Autogeno funziona come strumento di “copertura”, permettendo una gestione maggiore delle manifestazioni di ansia e di stress.
Generalmente, dopo un periodo di allenamento che varia dai tre ai sei mesi il soggetto riesce ad entrare nel particolare stato autogeno senza la necessità di ripetere tutti gli esercizi. Questo corso rientra nella psicoterapia autogena e quindi, non è possibile, in linea generale, definire a priori una durata precisa. Gli esercizi da apprendere sono sempre sei, ma il passaggio dall’uno all’altro è determinato dalle caratteristiche individuali e dall’elaborazione dei vissuti corporei e delle immagini che gli esercizi slatentizzano. Trattandosi di un’applicazione del T.A. come strumento di “scoprimento” e non di “copertura”, il percorso si delinea facendolo. Chi si avvicina all’apprendimento con questa impostazione, si appresta ad ampliare la conoscenza di sé, a gettare un ponte tra conscio ed inconscio, a reintegrare e riequilibrare parti di sé esistenti, ma penalizzate.
IL Training autogeno psicoeducativo (meditazione occidentale) si presta anche ad essere appreso in gruppo. I gruppi variano da un minimo di 4 ad un massimo di 8 partecipanti. Gli incontri sono 10 e durano 1 ora e 30, con cadenza settimanale o quindicinale. I vantaggi del gruppo riguardano la possibilità di condivisione e di rispecchiamento con gli altri membri. I limiti rispetto al corso individuale riguardano l’impossibilità di entrare nello specifico personale, poiché si tratta di un lavoro di gruppo. Per l’apprendimento della tecnica è richiesto un abbigliamento comodo, ma non è necessario indossare la tuta da ginnastica. L’importante è non avere elementi di costrizione o di fastidio, gli occhiali vanno tolti, così pure le cinture e gli orologi.
E’ necessario togliersi le scarpe, per cui può essere indicato avere un paio di calze supplementari. In studio il Training si apprende seduti sulla sedia o nella posizione del cocchiere, ma è anche possibile sdraiarsi su materassini. Il primo passo sarà la chiusura degli occhi ed una prima respirazione profonda. In ogni incontro si apprenderà un esercizio che verrà svolto collettivamente, cui seguirà la condivisione dei vissuti somatici e immaginativi.
Gli esercizi sono sei, ma i due fondamentali, durano per quattro incontri. Un aspetto dell’apprendimento è dato anche dalla ritualità, per cui gli incontri, siano essi settimanali o quindicinali, avverranno sempre nello stesso giorno e con lo stesso orario. Questa ritualità andrà conservata anche nell’esercitazione a casa, per cui sarà necessario trovare un luogo, uno spazio e degli orari che siano, il più possibile, sempre gli stessi.
Lo scopo di questa tecnica non è raggiungere qualcosa, ma osservare cosa capita alla propria unità psicocorporea, sospendendo il giudizio. Un primo “assaggio” di riflessione su di sé:
Il Training Autogeno sino ad una decina di anni fa veniva impiegato, all’interno dell’approccio autogeno, soprattutto sotto l’aspetto della teoria neurofisiologica di Luthe (training autogeno somatico educativo), dove veniva dato ampio risalto ai cambiamenti psicofisiologici prodotti dall’allenamento. Successivamente, grazie anche alla traduzione in lingua italiana dei saggi di psicologia e di psicoterapia bionomica di I.H. Schultz, vi è stata una revisione complessiva della tecnica di I.H. Schultz, attraverso l’integrazione dell’approccio neurofisiologico di Luthe con quello bionomico.
Il Training Autogeno somatico è così venuto a far parte di un processo autogeno più ampio che permette un cambiamento nell’interiorità del soggetto aprendo l’accesso ad un processo di trasformazione e di crescita personale per effetto della slatentizzazione progressiva di immagini inconsce appartenenti al piano di vita di ogni persona.Il training autogeno permette di avvicinarsi al proprio mondo interiore, innescando un processo di crescita autogenerantesi. Ecco perché esso rappresenta prima di tutto un vero percorso di crescita personale.
Il Training Autogeno viene utilizzato come tecnica per rilassarsi e ridurre gli effetti dello stress nel corpo e nella mente, e come strumento psicoterapeutico per aiutare le persone a trovare il senso della propria vita e a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il sano fluire. Il suo successo è dovuto alla facilità con cui può essere appreso e ai grandi vantaggi di cui gode chi lo pratica costantemente.
Non vengono mai date suggestioni o indicazioni che appartengono al mondo interiore del terapeuta, ma il lavoro psicoterapeutico si basa sui contenuti che in maniera del tutto spontanea ed autogena sgorgano dal mondo interiore del soggetto. Le applicazioni di questa metodica, spaziano dalla risoluzione di problemi relazionali, come la timidezza o l’ansia, a quelli di mancanza di concentrazione, depressione, insonnia o altri problemi intimamente nascosti, che il training autogeno scova e libera. Il percorso diventa così parte integrante della tecnica, non necessitando di applicazioni specifiche perché esso è già di per sé una forma di crescita interiore personale.
L’angoscia, come sostiene Fritz Riemann, è uno stato psichico che fa parte integrante dell’esistenza dell’uomo. L’angoscia deriva dal fatto stesso di essere nel mondo, un mondo comprensibile ed incomprensibile, pieno di contraddizioni, di domande senza risposte, un mondo collocato in un universo senza fine che va oltre ogni possibile rappresentazione umana. Ogni persona ha le sue particolari forme di angoscia che portano sempre un’impronta personale, un suo modo di “essere nel mondo”. Dall’angoscia l’uomo si difende nascondendola, rimuovendola, ignorandola o ingannandola, ma essa non è eliminabile.
Le fonti di angoscia cambiano nel tempo e in relazione alla cultura, tutto ciò che è nuovo e sconosciuto può essere fonte di angoscia, poiché c’è il timore di non esserne all’altezza. Vi sono angosce cosiddette “normali”, poiché sono connaturate alle varie fasi evolutive. Si può pensare a situazioni come le prime separazioni del bambino dalla madre, l’inizio della socializzazione e della scuola, la pubertà e l’adolescenza con tutti i turbamenti e le tempeste ormonali, l’inizio della vita professionale, il diventare genitori, la comparsa di malattie importanti, la menopausa, l’andropausa, il pensionamento, la vecchiaia, la solitudine. Può accadere che le persone si trovino in difficoltà ad affrontare tali fonti di angoscia e strutturino delle risposte regressive e non maturative.
Vi sono poi forme di angoscia individuali, non legate a specifiche tappe evolutive, ma Derivanti dalla propria storia personale e dalle proprie caratteristiche che possono diventare patogene se troppo intense o troppo perduranti nel tempo. In entrambi i casi la psicoterapia bionomica crea la possibilità di rielaborare l’angoscia per rimuovere gli ostacoli al proprio sviluppo individuale.
Schultz, padre della Psicoterapia Bionomica sosteneva che le cosiddette “nevrosi” che si potrebbero descrivere come difficoltà di vario genere, disagi, malesseri, somatizzazioni, paure, fobie, depressione, etc., sono manifestazioni di un processo di allontanamento dalla soddisfazione dei potenziali interiori propri del soggetto. La nevrosi sorge là dove vi siano comportamenti che vanno contro al proprio piano di vita. Dice Schultz “L’atteggiamento errato della nevrosi… è sempre in contrasto con le leggi proprie della vita… intendendo la vita della persona nel suo insieme con le sue potenzialità interiori”.
Quando si organizza una nevrosi, questa crea delle proprie leggi che la autoalimentano. Questo circolo vizioso si sostituisce a quello “vitale” e le persone rispondono alle leggi nevrotiche che si contrappongono e prevalgono sulla volontà del soggetto. Si viene a creare quasi un obbligo a rispettare le regole nevrotiche, nonostante queste causino molto malessere e condizionino le reali potenzialità del soggetto. Quest’ultimo diventa incapace di apprendere dall’esperienza e viene soffocato nella crescita emotivo/affettiva e relazionale.
La volontà non basta ad uscire dal circolo vizioso, il soggetto ha bisogno di poter espandere la sua coscienza per poter comprendere quali sono i valori del proprio piano di vita. Solo negli strati più profondi della propria personalità si può trovare la chiave per la risoluzione delle nevrosi.
La psicoterapia bionomica con le tecniche autogene (Training autogeno di base e superiore) rende possibile la slatentizzazione di immagini appartenenti agli strati più profondi della personalità, portando alla luce i germi della guarigione.
Ogni disagio di origine nevrotica porta in sé anche le indicazioni per la risoluzione della nevrosi.
Il training autogeno somatico di Shultz ripreso da Luthe (suo allievo) è un valido strumento di rilassamento che porta con sé una serie di cambiamenti psicofisiologici che apportano benessere nel breve e nel lungo tempo. Il metodo consiste nell’apprendimento di 6 esercizi di cui due fondamentali e quattro complementari. L’allenamento su questi esercizi che vengono appresi nello studio dello psicoterapeuta comportano dei cambiamenti psicofisiologici irreversibili. L’allenamento prevede tre esercitazioni giornaliere che vengono fissate nei tempi più consoni a colui che le deve affrontare. Ogni allenamento richiede pochi minuti all’inizio dell’apprendimento ed una decina di minuti quando si sono appresi tutti gli esercizi.
I cambiamenti che avvengono sul piano fisiologico:
I cambiamenti che avvengono sul piano psicologico
In quest'accezione il Training Autogeno oltre che strumento di rilassamento diventa una tecnica autogena che apre la strada alla conoscenza del proprio piano di vita. Se, nell’impostazione di Luthe si lavora solo al rilassamento ed al “coprimento” del sintomo con quest’ottica si lavora sia rilassamento sia al disvelamento di cosa sottende alla psicopatologia manifestata dal soggetto.
Il training autogeno di base si avvarrà delle sensazione somatiche che scaturiranno durante gli esercizi, del materiale associativo e del materiale immaginativo che accompagneranno i singoli esercizi. Con l’apprendimento dei sei esercizi del Training Autogeno di base il soggetto apprenderà attraverso la concentrazione passiva ad entrare in uno stato autogeno dove, pur rimanendo allo stato di veglia, le funzioni cerebrali lavoreranno come se il soggetto si trovasse in uno fase di presonno o di sonno. Si utilizza il termine Stato Alterato di Coscienza per indicare questa situazione nella quale il soggetto, in stato di veglia, presenta un tracciato elettroencefalografico con onde tipiche di uno stato di coscienza differente. In questo stato detto autogeno si crea un ponte tra gli strati più profondi della personalità e lo stato conscio.
Ciò facilita un’espansione della coscienza del soggetto. L’emisfero destro sarà sollecitato e aumenteranno le interconnessioni tra i due emisferi cerebrali, permettendo l’avvicinamento ed il dispiegamento delle proprie potenzialità.
Un passo successivo al Training Autogeno di base è l’apprendimento del Training Autogeno Superiore o psichico per una ricerca di maggior autoconsapevolezza. Schultz lo ritiene un valido strumento per la cura dei disturbi organici funzionali, nei disturbi del sonno, nelle nevrosi di vario genere, negli stati inibitori, nei disturbi sessuali e della comunicazione. Gli esercizi del ciclo superiore rientrano in quella che viene chiamata “meditazione occidentale”, forma di autoriflessione più vicina al pensiero occidentale e che può essere, di conseguenza, più facilmente affrontabile da coloro che appartengono a tale cultura. Gli esercizi superiori vengono introdotti solo dopo che si padroneggiano appieno gli esercizi del ciclo inferiore.
Mentre nel ciclo inferiore inteso come tecnica autogena l’obiettivo era il raggiungimento della “concentrazione passiva, nel ciclo superiore l’obiettivo è il raggiungimento “dell’accettazione passiva”. Il materiale che affiora durante gli esercizi viene elaborato insieme al terapeuta che accompagna il soggetto alla ricerca del significato nascosto dei vissuti autogeni. Qualsiasi elemento venga alla mente deve essere trattato con uguale valore, l’Io deve in tale situazione ridimensionarsi e depotenziare il suo giudizio.
Verrà utilizzata anche la tecnica dell’amplificazione che consente l’arricchimento dei contenuti immaginativi attraverso la comprensione degli aspetti plurimi attinenti a quel simbolo. L’attenzione viene diretta alla ricerca del senso che possono avere per una persona i sintomi nevrotici. Questi vorranno dire qualcosa, non solo sono espressione di un allontanamento dal piano di vita, ma hanno in sé il germe della guarigione. I sintomi sono metafore e, se comprese, permettono una reintegrazione ed un riequilibrio dell’unità psicosomatica.