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La sindrome di Mairet

12/03/2021
litigio per gelosa

Quando la gelosia diventa patologica: la Sindrome di Mairet e le sue caratteristiche. Come riconoscerla e come affrontarla al meglio.

Marcel Proust, celebre scrittore francese vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900, autore del monumentale romanzo “À la recherche du temps perdu”, la definiva come “un inquieto bisogno di tirannide applicato alle cose dell’amore”. E in effetti la gelosia, per molti, non è che un sentimento comune, specialmente quando si parla di rapporti amorosi e di coppia. A tutti, chi più chi meno, sarà capitato di essere geloso o gelosa del proprio partner o di esserne sua volta oggetto. Questo può generare malesseri e malumori, spesso provoca liti anche furiose, ma nella stragrande maggioranza dei casi si risolve – per fortuna – senza particolari conseguenze. Ci sono però dei casi, molto più frequenti di quanto non si pensi, in cui la gelosia nasconde alle sue spalle una vera e propria patologia. Se è vero infatti che presa nella giusta dose può risultare perfino positiva all’interno di un rapporto o anche solo semplicemente nella vita di una persona (chi è ‘geloso’ delle proprie cose tenderà probabilmente a conservarle meglio), nel momento in cui la gelosia diventa eccessiva può trasformarsi in un incubo per la persona che la vive e per chi gli sta accanto.

Le diverse forme della gelosia patologica. Dalla sindrome di Mairet al Disturbo Delirante di tipo Geloso

Una psicologa a Torino, così come a Milano o Roma, potrebbe trovarsi davanti in qualsiasi momento una persona affetta da gelosia patologica. Cosa significa esattamente? Il termine gelosia, nel suo significato più stretto, indica generalmente una paura, spesso irrazionale, di perdere qualcuno o qualcosa a cui si tiene particolarmente. Questo non si intende necessariamente con il partner o la persona amata, anche se quando si parla di gelosia si pensa quasi subito ad un rapporto sentimentale. I comportamenti che questo stato d’animo può generare si manifestano principalmente attraverso azioni irrazionali e non proporzionate, come un controllo spesso eccessivo che ha come scopo principale quello di evitare la perdita. Questo può tradursi in una sorveglianza attenta dei movimenti e dei comportamenti del partner (qualora si parli di rapporti amorosi) o in un tentativo di controllare le e-mail o i messaggi Whatsapp del compagno o della compagna. La persona gelosa tenderà quasi sempre a reagire male davanti a situazioni che nella sua testa possono implicare il rischio di una perdita.

La gelosia è infatti un sentimento di possesso nei confronti di un qualcosa, o una persona, che vogliamo solo per noi e che intendiamo come se fosse di nostra proprietà. Questo pensiero di esclusività implica stati d’animo negativi nei confronti di chi temiamo o sospettiamo possa essere un potenziale rivale o concorrente. Nelle sindromi patologiche che vedremo tra poco ritroviamo quasi sempre due componenti che identificano la gelosia: quella difensiva, detta anche competitiva, e quella offensiva, generalmente indicata come ' di controllo '.

Fatte queste doverose e necessarie premesse possiamo inquadrare la gelosia patologica in tre grandi gruppi che si dividono in base alle caratteristiche che identificano le diverse idee della gelosia stessa.

La prima è la Gelosia Ossessiva ed ha caratteristiche che sono state indicate per il Disturbo Ossessivo Compulsivo. Questa si traduce nella paura e nel sospetto dell’infedeltà del partner.

La seconda è la cosiddetta Sindrome di Mairet: il soggetto vive una gelosia che non è necessariamente di tipo amoroso.

La terza, detta Gelosia Delirante o Sindrome di Otello, è anch’essa legata al timore dell’infedeltà del compagno o della compagna, ma presenta differenze sostanziali con la prima. Differenze che vedremo tra poco.

La sindrome di Mairet. Uno sguardo più attento

Una costante delle persone affette da Sindrome di Mairet è la possibilità di vivere in un clima intriso di momenti e stati d’animo di gelosia che possono non essere necessariamente di tipo amoroso. Questa condizione viene generalmente definita anche come “Iperestesia Gelosa” ed è particolarmente dolorosa per lo stile di vita della persona che ne soffre. Il quadro che si delinea di fronte alla psicoterapeuta, a Torino o New York come nel resto del pianeta (si tratta infatti di una condizione che può essere comune a tutto il mondo, anche se con le dovute differenze), viaggia su un confine in cui non è sempre semplice definire normalità e patologia: questo avviene perché la gelosia e le idee a cui il paziente l’accompagna caratterizzano tutta la sua esperienza quotidiana, arrivando ad essere persistenti e costanti e quindi notevolmente fastidiose. Questo si esprime alla sua massima potenza nelle relazioni sentimentali, ma nel soggetto affetto da Sindrome di Mairet la gelosia e le tematiche ad essa collegate, cioè l’idea di possesso ed il timore che qualcuno possa portarci via qualcosa, diventano una costante di tutte le relazioni umane significative e non si limitano soltanto ai rapporti di tipo amoroso. Sono insomma idee prevalenti che si esprimono con una forte componente affettiva e si confrontano con forza con tutta la realtà in cui il paziente è inserito, generando ‘agiti’ e comportamenti che vengono percepiti, all’interno del contesto socio culturale, come sovradimensionati e patologici.

Le altre forme di gelosia patologica: la Gelosia Ossessiva e la Sindrome di Otello

In quella che viene comunemente definita Gelosia Ossessiva, sindrome che a differenza di quella di Mairet si esprime principalmente nelle relazioni amorose, è centrale il dubbio. Il soggetto che ne soffre dubita della fedeltà del compagno o della compagna e non riesce a mettere a tacere il sentimento spesso lacerante e fastidioso che lo accompagna. Questo lo porta spesso a trasformarsi in un investigatore alla ricerca di prove e indizi che confermino la sua tesi, sebbene sia lui stesso (o lei) il primo a rendersi conto che il suo stato d’animo può essere eccessivo e che i suoi dubbi sono spesso infondati. Comportamenti tipici della Gelosia Ossessiva sono il controllo costante delle attività del partner (leggere la posta elettronica o i messaggi sul cellulare, controllare la sua attività sui social) oppure i classici ‘interrogatori’ nei confronti del compagno o della compagna alla ricerca di indizi che confermino i suoi sospetti. Nella Sindrome di Otello (detta anche Gelosia Delirante o Delirio di Gelosia) la persona è invece sicura al 100% dell’infedeltà del partner: anziché cercare prove che confermino la sua tesi, tenta di strappare la confessione al partner e mette in atto tutta una serie di strategie per ‘inchiodarlo’. La grande differenza con la Gelosia Ossessiva, quindi, è che in questo caso l’obiettivo non è confermare i sospetti, quanto semmai far confessare una colpa che lui (o lei) è sicuro che sia stata commessa. Si tratta di una forma patologica più grave rispetto alla precedente perché può sfociare in atti violenti nei confronti del partner e può essere talvolta una conseguenza di un alcolismo cronico.

Perché si è gelosi e quali sono le persone più esposte?

Come abbiamo detto anche in precedenza, un ‘livello di gelosia’ tollerabile è assolutamente normale in ogni tipo di relazione, sentimentale e non. Tutti nella nostra vita lo abbiamo provato almeno una volta, specialmente nell’era tecnologica in cui basta davvero un ‘mi piace’ su Facebook lasciato dal partner per farsi assalire da dubbi e paranoie. Ma chi sono quei soggetti più a rischio di trasformare quello che può essere un sentimento accettabile e normale in una forma di gelosia patologica come la Sindrome di Mairet?

In genere sono soggetti gelosi tutti coloro che, nel corso della loro vita infantile, hanno vissuto momenti di forte abbandono da parte dei genitori. Questo genera nel soggetto adulto una necessità costante di conferme. Di dice che spesso non sia nemmeno necessario essere stati realmente ‘abbandonati’: per molti bambini le rassicurazioni non sono mai sufficienti e l’idea del tradimento è sempre costante. Chi invece ha avuto un’infanzia felice possiede ‘le armi’ psicologiche per fronteggiare un eventuale addio. Non è infatti un caso che chi soffre di Gelosia Patologica sia al contempo affetto da Sindrome da Abbandono.

Come riconoscere e curare la gelosia patologica

Una gelosia diventa patologica e può sfociare nella Sindrome di Mairet quando spinge a compiere azioni che fanno perdere il contatto con la realtà, che implicano la perdita del rispetto di se stessi o degli altri, quando turba la serenità personale e della coppia. Tra i paradossi ci sono l’infedeltà della persona gelosa, che spesso tende a comportarsi come, a suo modo di vedere, anche il partner si comporterebbe con lui, o la capacità di distruggere un amore che invece si vorrebbe preservare. Una persona affetta da gelosia patologica distrugge il dialogo e la fiducia che dovrebbe regnare all’interno della coppia, inducendo l’altro alla fuga.

Riconoscere la gelosia patologia non è semplice, ma si tratta, come accennato, di una condizione che può essere comune in tutto il mondo. A livello diagnostico, ne esistono due versioni cliniche: nevrotica e psicotica. Il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) include la prima tra i disturbi ossessivi compulsivi, mentre la seconda è inserita nei disturbi dello spettro schizofrenico e altri disturbi psicotici. Una psicologa a Torino, piuttosto che in un’altra grande o piccola città d’Italia, potrebbe ritrovarsi ad aver a che fare con una persona che fatica a riconoscere l’eccessività dei suoi sospetti o del suo modo di comportarsi. La psicoterapia è un percorso lungo, ma necessario per risolvere le cause profonde del problema. A volte si consiglia un percorso di coppia, specialmente se i comportamenti dei partner sono complementari.

BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (5^ ed.). Washington Dc.

Lorenzi P. (2002). Criteri per la diagnosi di gelosia patologica.

Sono laureata in Psicologia con indirizzo clinico presso la Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Padova e in Pedagogia presso la Facoltà di Magistero di Torino . Ho conseguito la specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica presso l’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica di Torino IPP, un Master in Psicoterapia Bionomica presso il Formist (Scuola di Psicoterapia Bionomia) di Cagliari e sono didatta dell’ICSAT in training autogeno bionomico. Sono iscritta all’albo degli Psicologi al n 169 e all’elenco degli psicoterapeuti della Regione Piemonte.

Anna Ambiveri

psicologa & psicoterapeuta

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