Ipocondria e patofobia sono due disturbi molto diffusi, ma mentre del primo si sente parlare più spesso, del secondo si sa invece molto poco.
Non tutti, infatti, sanno che in realtà possono essere considerate come le due facce di una stessa medaglia e che entrambe hanno a che fare con la preoccupazione per il proprio stato di salute. Scopriamo nel dettaglio in cosa consistono e come affrontarle.
Quando si parla di ipocondria ci si riferisce alla preoccupazione derivata dalla paura o dalla convinzione di avere una malattia grave, basata in genere sull’interpretazione errata dei sintomi fisici avvertiti. Nella maggior parte dei casi le persone affette da ipocondria tendono ad ascoltare qualsiasi sintomo fisico, anche il più lieve e a percepirlo come un malessere di grave entità.
La valutazione esagerata ed errata data dall’ipocondriaco lo fa vivere con la convinzione di essere veramente malato. Il soggetto che soffre di questa patologia si concentra solitamente su alcuni sintomi oppure su alcuni organi in particolare e per un certo periodo di tempo.
Tuttavia, se si presentano altri segnali, può spostare l’attenzione su altre parti del corpo. In sostanza, ciascun sintomo viene percepito come preoccupante, tanto da spingere la persona ipocondriaca a fare continue visite ed esami per scoprire qual è la malattia di cui soffre.
Questa situazione si trasforma nel tempo in sofferenza e il soggetto vive in uno stato di stress costante, tanto da creare, a lungo andare, una malattia vera e propria.
Il termine patofobia si riferisce alla paura di poter contrarre una malattia e non alla preoccupazione di averla già contratta. La persona che soffre di questo disturbo, infatti, non è allarmata dalla presenza di sintomi fisici quanto dall'idea di poter contrarre una malattia.
Le più temute dalle persone patofobiche sono le malattie fulminanti come infarto e ictus. Dominata da queste paure, la persona viene spinta a prendere una serie di precauzioni su cui baserà la propria vita.
Tuttavia, a differenza dell’ipocondriaco, che si sottopone in modo compulsivo a esami e controlli, il patofobico ha paura di farli e li rimanda finché può. La paura di contrarre malattie può diventare un’ossessione e per evitarle non si reca neanche in ospedale.
Come individuare i segnali dell’ipocondria o della patofobia? Quali sono i comportamenti che fanno riconoscere la presenza dell’una o dell’altra patologia? Ecco di seguito come diagnosticarle.
Diagnosi dell’ipocondria
Fra i comportamenti che fanno capire se un soggetto è ipocondriaco vi sono:
Diagnosi della patofobia
Fra i comportamenti che fanno capire se un soggetto è patofobico vi sono:
Se per certi versi può sembrare facile liberarsi dall’ipocondria e dalla patofobia, bisogna invece sottolineare che non è così e, per questo, è fondamentale l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta, allo scopo di intraprendere un percorso idoneo e specifico per superare questa problematica.
Esistono comunque anche delle piccole cose che si possono fare per cercare di alleviare queste fobie, come per esempio:
Queste strategie possono senza dubbio rivelarsi utili per avviare un percorso di cura di queste patologie, ma la ricerca scientifica ha dimostrato che esistono forme di psicoterapia più efficaci per l’ipocondria e la patofobia. Si tratta della terapia breve strategica e della psicoterapia cognitivo comportamentale, ecco in cosa consistono:
Terapia Breve Strategica
Il soggetto ipocondriaco tende ad ingigantire le sensazioni fisiche avvertite e ascolta ogni sintomo con attenzione, dando origine ad una amplificazione ansiosa delle percezioni, immaginando terribili malattie. Grazie a delle tecniche strategiche costruite appositamente è possibile interrompere questo circolo vizioso e dirottare il controllo compulsivo verso una percezione del proprio corpo più serena.
Poiché in genere il soggetto ipocondriaco prende l’abitudine di parlare delle malattie e si lamenta continuamente con tutti, la terapia breve strategica si propone come una guida per incanalare questi comportamenti verso una forma costruttiva.
Il lavoro del terapeuta consiste nell’aiutare il paziente ipocondriaco a confrontarsi con la paura e a ricostruire l’equilibrio con il proprio corpo. Lo scopo è quello di ritrovare un rapporto sano con le proprie sensazioni, che restituiranno alla persona il corretto benessere psicofisico.
Psicoterapia cognitivo comportamentale
La terapia si basa sul concetto che esiste una stretta relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti. Infatti, per la psicoterapia cognitivo comportamentale, i disturbi emotivi vengono influenzati dai comportamenti e dalle esperienze vissute.
Il trattamento prevede quindi la disgregazione delle convinzioni mentali, risultato di schemi acquisiti in questo caso dalle reazioni alle esperienze vissute.
Il percorso fatto insieme al terapeuta mira ad indagare sul comportamento negativo del paziente patofobico e sulle percezioni negative che stanno alla base della fobia. Il passo successivo è quello di mettere in atto delle strategie mirate a modificare i pensieri disfunzionali e, di conseguenza, i comportamenti.
L'aiuto di un bravo psicoterapeuta è dunque essenziale nel risolvere queste due fobie che oggi sono sempre più diffuse.