Per una donna che abbia desiderato un bimbo la gravidanza è un’esperienza emotivamente appagante e coinvolgente e una piccola dose di ansia è normale in questo periodo nel quale avvengono non solo cambiamenti fisiologici, ma anche psicologici e sociali.
Per alcune donne, tuttavia, la gravidanza anche se desiderata e cercata porta con sé livelli di ansia elevati che incidono pesantemente sul tono dell’umore e sulla tranquillità della futura mamma.
Vi sono delle donne che pur desiderando il bimbo che attendono non riescono a trascorrere la gravidanza con serenità e gioia vivendo in costante tensione tutto il periodo dell’attesa, preoccupate e spaventate a priori, anche senza un valido motivo.
Alcune future mamme hanno avuto precedenti esperienze non andate a buon fine, come ad esempio un aborto spontaneo o un aborto terapeutico oppure hanno perso un bimbo a gravidanza inoltrata o arrivano da un percorso di procreazione assistita.
Altre future mamme pur non avendo avuto queste esperienze dolorose e traumatiche sono perennemente ansiose come tratto della loro personalità e vivono la gravidanza in uno stato di continua allerta.
Vi sono studi che non riconoscono alcuna correlazione diretta tra ansia ed eventuali conseguenze sul feto, altri, invece che ritengono che l’ansia provata dalla madre possa essere messa in relazione con una diminuita funzionalità placentare e, quindi, costituire un rischio per il feto influendo sullo sviluppo del bambino favorendo un basso peso alla nascita, un parto pretermine e più difficoltà del futuro bambino a far fronte a situazioni di disagio, deficit di attenzione e disturbi d’ansia. Uno studio presentato al British Neuroscience Association Festival of Neuroscience ipotizza che i disturbi dell’umore sviluppati da adulti, come per esempio la depressione, potrebbero avere inizio nel periodo intrauterino. Di certo si sa che lo stato ansioso e lo stress portano alla produzione del cortisolo (ormone dello stress). Quest'ultimo è in grado di attraversare la membrana placentare ed è stato indicato come il principale mediatore del trasferimento dello stress materno al feto. Recenti studi hanno inoltre evidenziato che lo stress, in particolare quello emotivo, possa aumentare, soprattutto nelle prime settimane di gestazione, il rischio di aborto.
Può accadere che una futura mamma particolarmente ansiosa possa diventare una neomama con più difficoltà a rispondere in modo sufficientemente buono ai bisogni emotivi del proprio bambino. La mancata risposta a questi bisogni renderà il bimbo particolarmente richiedente e irrequieto e questo aumenterà il senso di frustrazione e di inadeguatezza della neomamma. Questa spirale, se non interrotta, rischia di rendere l’attaccamento del bimbo poco sicuro con conseguenze negative per il suo sviluppo psicoemotivo.
Si può chiedere aiuto. Non sempre si riesce a risolvere tutto da soli e chiedere aiuto è un gesto d'amore verso se stessi, ma, soprattutto verso il nascituro. L’ansia della futura mamma non va mai sottovalutata o ignorata. Vi sono numerosi e validi metodi che possono aiutare la futura mamma a gestire, contenere e diminuire lo stato ansioso e il livello di stress. Si può iniziare un percorso di psicoterapia, si può apprendere la tecnica del training autogeno di Schultz, si possono fare esercizi di rilassamento muscolare.