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Alessitimia o analfabetismo emotivo: cos'è e come uno psicologo può aiutarti 

16/05/2022
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Le emozioni e i sentimenti fanno parte della vita delle persone, ma non tutte riescono a percepirli, riconoscerli, comprenderli ed esprimerli in maniera corretta. I soggetti che hanno problemi nel distinguere gli stati emotivi e non riescono a dare un nome alle loro emozioni, possono soffrire di alessitimia o analfabetismo emotivo.

Vediamo cos’è l’alessitimia e come uno psicologo può aiutare chi vive questa condizione. 

Cos’è l’alessitimia o analfabetismo emotivo

L’alessitimia o analfabetismo emotivo è una condizione che indica l’incapacità di riconoscere ed esprimere lo stato emotivo. Nello specifico, indica l’inconsapevolezza dei sentimenti che si provano, oltre che l’incapacità di interpretare le emozioni altrui.

Il termine, coniato da John Nemiah e Peter Sifneos negli anni ’70, significa "non avere le parole per le emozioni", come se vi fosse un deficit di vocabolario emotivo a livello mentale.

I soggetti che soffrono di questo disturbo appaiono distaccati, freddi e anaffettivi, hanno spesso scarsa fantasia e immaginazione, hanno difficoltà ad interagire con gli altri, sviluppano tendenza all’isolamento e non provano empatia.

L’incapacità espressiva del corpo, la postura rigida e inespressività del volto sono ulteriori aspetti che creano distanza nelle relazioni.

Quali sono le cause dell’alessitimia

Secondo alcuni esperti il fenomeno dell’alessitimia è causato da un difetto neurofisiologico. In pratica, le emozioni vengono incanalate per errore immediatamente negli organi corporei tramite il sistema endocrino, producendo effetti come la tremarella e il batticuore, senza passare per la testa e quindi senza aver capito quello che sta succedendo.

Altri ritengono invece che le cause di questa condizione siano di natura psicologica. A far insorgere il disturbo potrebbe essere la mancanza di un rapporto sano del bambino con la madre. È lei a riconoscere le emozioni del bambino, che a sua volta deve farsi capire.

A favorire il manifestarsi dell’alessitimia è anche in contesto in cui vive il bambino, come può esserlo un ambiente che non lascia spazio, che crea limitazioni nello sviluppo psico-affettivo, magari a causa di un’educazione autoritaria.

L’analfabetismo emotivo, però, può manifestarsi anche dopo l’infanzia, a volte a causa di un trauma subito. In questi casi il soggetto vive l’emozione come la minaccia che lo stesso episodio traumatico possa ritornare. Se la causa dell’alessitimia è un trauma, il disturbo può essere contingente o secondario. Infatti, può insorgere come meccanismo di autodifesa.

Quali sono i sintomi dell’alessitimia

La persona alessitimica vive più da spettatore che da attore la sua vita, visto che la sua attenzione è concentrata sulla razionalità, senza partecipare emotivamente a ciò che accade. I sintomi più frequenti, che permettono di individuare il fenomeno, sono:

  • Aspetto distante e freddo: i soggetti che soffrono di alessitimia hanno una scarsa comunicazione, sia verbale che non verbale e quindi appaiono decisamente poco loquaci
  • Assenza di empatia verso le altre persone: gli individui con questo disturbo non sono capaci di riconoscere le emozioni altrui
  • Reazioni impulsive e fuori luogo, dovute all’incapacità di dare un nome alle proprie emozioni
  • Mancata capacità di cogliere l’ironia, i doppi sensi delle battute, in quanto non capaci di usare la fantasia
  • Relazioni interpersonali ridotte e difficoltà a stabilire legami affettivi
  • Mancanza di desiderio sessuale da parte dei soggetti affetti
  • Ridotta espressività facciale e ridotta o addirittura inesistente capacità onirica e immaginativa
  • Tendenza ad attribuire gli eventi della propria vita a cause esterne
  • Tendenza a stabilire relazioni di forte dipendenza o, al contrario, scelta della solitudine
  • Necessità ossessiva di attenzioni e di cure

Perché intervenire sull’alessitimia

Intervenire sull’alessitimia è importante perché è evidente che tale condizione rappresenta un fattore di vulnerabilità per tantissime patologie, sia mediche che psichiatriche, in particolare per le somatizzazioni.

Infatti, diversi studi su questa tematica hanno dimostrato come l’alessitimia sia strettamente legata ad un abbassamento delle difese immunitarie e ad un aumento delle risposte neuroendocrine, favorendo somatizzazione e patologie. Nello specifico, pare che l’alessitimia abbia una stretta correlazione con:

  • Dispepsia
  • Ipertensione
  • Abuso di sostanze
  • Disturbi sessuali
  • Disturbi alimentari
  • Disturbi d’ansia
  • Attacchi di panico
  • Depressione
  • Tentativi di suicidio

Come può aiutare lo psicologo

Il trattamento dell’alessitimia è lento e complesso e il percorso da seguire viene stabilito dall’esperto dopo aver effettuato una valutazione psicologica della persona, così da avere un’idea più chiara sui sintomi. A volte, infatti, i sintomi possono essere associati a varie forme di condizioni di salute mentale.

Il compito dello psicologo sarà principalmente quello di far apprendere al paziente quella che viene denominata educazione emotiva, ovvero far acquisire la competenza nel dare un nome alle emozioni e apprezzare i sentimenti nel momento in cui emergono.

Nel trattamento sono incluse anche l’autoriflessione e la considerazione delle esperienze di altre persone. Proprio per questo motivo vengono proposte forme di terapia sia di gruppo che individuali, come tenere un diario delle emozioni e praticare arti espressive.

Il percorso di psicoterapia si rivela fondamentale per aiutare coloro che soffrono di analfabetismo emotivo a riappropriarsi delle emozioni, a comprenderle ed esprimerle, migliorando così le relazioni interpersonali.

Riconoscere un’emozione, un sentimento, essere in grado di dare un nome a ciò che si prova è importante per il soggetto che soffre di alessitimia, che potrà poi condividerlo con gli altri. Grazie all’aiuto dello psicologo, che fornisce il giusto approccio terapeutico, il soggetto impara ad essere consapevole delle proprie reazioni emotive e della relazione esistente tra pensieri e stati d’animo.

Le esperienze cliniche raccolte finora sottolineano l’importanza di integrare al trattamento terapeutico anche un approccio farmacologico, in modo tale da intervenire sinergicamente sia sulla struttura neurologica sia su cause di natura psicosociale.

Bibliografia

  • Nemiah J.C., Freyberger H., Sifneos P.E. (1976). “Alexithymia: A view of the psychosomatic process. In Hill O.W., Modern Trends in Psychosomatic Medicine”
  • V. Caretti e D. La Barbera. (2005). “Alessitimia. Valutazione e trattamento”
  •  Luigi Enrico Zappa, Manuela Caslini, Massimo Clerici (2011). “LE PAROLE SENZA VOCE. Il costrutto alessitimico tra disturbi del comportamento alimentare e dipendenze”
  • Juan Moises de la Serna (2019). “Alessitimia, un mondo senza emozioni”
  • Olivier Luminet, R. Michael Bagby, Graeme J. Taylor (2020). “Alessitimia. I progressi della ricerca, della teoria e della pratica clinica”
  • immagine: Sfondo vettore creata da vectorpocket - it.freepik.com
Sono laureata in Psicologia con indirizzo clinico presso la Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Padova e in Pedagogia presso la Facoltà di Magistero di Torino . Ho conseguito la specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica presso l’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica di Torino IPP, un Master in Psicoterapia Bionomica presso il Formist (Scuola di Psicoterapia Bionomia) di Cagliari e sono didatta dell’ICSAT in training autogeno bionomico. Sono iscritta all’albo degli Psicologi al n 169 e all’elenco degli psicoterapeuti della Regione Piemonte.

Anna Ambiveri

psicologa & psicoterapeuta

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