Le misure restrittive imposte da tempo dai governi per rallentare l’avanzare dei contagi da COVID-19 sono diventate ormai parte integrante del nostro vivere quotidiano. Oltre ai dispositivi individuali, essenziali per evitare di contrarre l’infezione, il distanziamento sociale continua ad essere ancora oggi, nonostante la situazione sembri essere migliorata, l’imperativo per tenere lontano il virus.
Tutto ciò rientra in un contesto di prevenzione più che normale. Tuttavia, poco è stato detto sulle conseguenze psicologiche che può avere avuto sulle persone il distanziamento sociale. La misura implica, infatti, una serie di comportamenti che vanno dal mantenere la distanza fisica tra le persone al rimanere reclusi in casa, azioni che ripetute ogni giorno portano inevitabilmente incertezze e disagi.
La limitazione delle libertà personali ha avuto ripercussioni anche molto serie su tantissimi soggetti, che durante questo lungo periodo di pandemia hanno sofferto di disturbi d’ansia, depressione, attacchi di panico e altre condizioni che hanno messo seriamente a rischio l’equilibrio mentale.
Molte persone stanno ancora vivendo una situazione di peggioramento della propria condizione psichica, e diversi studi dimostrano che gli effetti nefasti di isolamento e stress possono persistere anche a lungo termine.
Intervenire precocemente sarebbe dunque la soluzione più ovvia per arginare il problema e offrire un rimedio alle persone che avvertono malesseri e disagi a causa del distanziamento sociale.
A confermare le conseguenze psicologiche del distanziamento sociale sugli esseri umani è anche la scienza, che attraverso studi e ricerche ha approfondito questo aspetto, rivelando che vi sono anche effetti inaspettati, come sostengono diversi studiosi.
Già nel 2015 una ricercatrice affermava che “L’isolamento prolungato può aumentare il rischio di una serie di problemi di salute, dalle malattie cardiache alla depressione, dalla depressione alla demenza fino alla morte, in casi estremi”.
Ad oggi, alla luce degli eventi scatenati dalla pandemia ancora in atto, giungono ulteriori affermazioni sulle conseguenze che genera il distanziamento sociale, responsabile dell’isolamento, delle situazioni di stress e stati depressivi, che in molti casi possono essere fatali.
“Ci sono diversi tipi di risposte individuali all’isolamento sociale e allo stress, ed è importante ricordare che non tutti affrontano questa situazione con lo stesso livello di salute mentale”.
Le reazioni a questa condizione, infatti, non sono tutte uguali, e ciascuno reagisce a proprio modo, ma a correre maggiori rischi sono soprattutto coloro che hanno già delle fragilità, dei problemi psicologici o patologici.
Anche le persone più strutturate, però, possono destabilizzarsi. Non poter compiere azioni che vengono spontanee, naturali, come quelle di abbracciare una persona cara, prendere un caffè al bar, stare fianco a fianco a chiacchierare, crea un distacco che può dare origine a complessi interiori anche di grave entità.
Una delle conseguenze psicologiche del COVID-19, che affligge le persone in maniera molto evidente, è la paura di essere contagiati o di contagiare gli altri inconsapevolmente. A questo proposito bisogna ribadire che la mente umana, in un contesto come quello dell’attuale pandemia, ha la tendenza a far insorgere paure senza senso, infondate e irreali.
Seguire tutte le precauzioni indicate come lavarsi le mani, stare ad un metro di distanza, mettere la mascherina, stare a casa se si ha la febbre e molto altro, a volte sembra che non basti più.
Molte persone, terrorizzate e ossessionate dal contagio, sviluppano paure irrazionali, come quella di poter essere infettati dai cibi o addirittura dagli animali domestici. Questi disturbi vengono detti di tipo ossessivo compulsivo, e sono caratterizzati infatti dalla presenza sia di ossessioni che da comportamenti compulsivi.
La limitazione forzata dell’interazione sociale, durata a lungo a causa dei lockdown, ha costretto migliaia di persone a condurre un tipo di vita alla quale non erano abituate. Non sentire rumori nelle strade, vedere poche persone in giro, guardare le attività chiuse e stare a casa per evitare il contagio, ha causato emozioni altalenanti.
Noia, frustrazione, rabbia, irritabilità, depressione, ansia, confusione, insonnia, sono solo alcuni dei disturbi che manifestano le persone a causa del distanziamento sociale. Non si sa quanto possano durare gli effetti, ma si teme che perdurino per diverso tempo. Sono molte le persone che hanno già intrapreso percorsi psicologici con professionisti del settore, psicologi - psicoterapeuti in primis, per risolvere o alleviare gli effetti negativi del distanziamento sociale.
Il distanziamento sociale sta facendo molti danni sulla personalità di tutti, indistintamente, ma mentre c’è chi ha una capacità maggiore di sopportazione, altri invece si abbattono più facilmente.
Ecco che, in un contesto in cui stare distanti dagli altri è fondamentale per non essere contagiati, proprio la mancanza di contatto fisico, la rinuncia a momenti di aggregazione, fa perdere tutte le aspettative e le speranze di condurre una vita tranquilla e serena, liberi da paure e da ogni condizione.
Il timore che nulla possa tornare più come prima, il terrore di vivere disagi a livello economico, di non vedere i propri cari perché c’è il rischio del contagio, sono un dramma che tantissime persone hanno vissuto e continuano a vivere ancora adesso. Lo stress psicologico può essere devastante e può portare crollo delle certezze e sfiducia nel futuro.
Fra gli aspetti che hanno caratterizzato l’attuale emergenza pandemica, per combattere la quale il distanziamento sociale è lo strumento più efficace, si è riscontrato un incremento del rischio di suicidio nella popolazione.
L’angoscia della solitudine e l’isolamento sociale sono alcuni dei fattori che hanno influito sulle tendenze suicidarie, aggravate dal distanziamento sociale imposto. Altri fattori di rischio sono la sovraesposizione a stati ansiosi, alla depressione, ai sintomi post-traumatici da stress, controversie familiari scatenate spesso dallo stare troppo in casa.
A spingere al suicidio sono anche altri fattori come crisi economica, disoccupazione, basso reddito, eventi di perdita, storie pregresse di malattie mentali e tante altre situazioni che creano insoddisfazioni e scontenti.
Il distanziamento sociale imposto per evitare contagi da COVID-19, come abbiamo visto, genera conseguenze psicologiche disastrose. A soffrire maggiormente di questa condizione sono indubbiamente i giovani e gli anziani, considerati i più a rischio perché appartengono alle fasce più sensibili della società.
I giovani vivono questi tempi con forte disagio perché si ritrovano impossibilitati a condurre una vita sociale normale, mentre gli anziani sono costretti a rinunciare alle loro abitudini e alle amicizie di vicinato, che spesso, per tanti, sono l’unica fonte di dialogo.
https://www.agi.it/scienza/news/2020-03-17/coronavirus-effetti-isolamento-sociale-7614478/Julianne Holt-Lunstad, ricercatrice presso la Brigham Young University
https://www.agi.it/scienza/news/2020-03-17/coronavirus-effetti-isolamento-sociale-7614478/ Chris Segrin, scienziato comportamentale presso l’Università dell’Arizona.