I colloqui psicologici di sostegno non hanno come scopo il cambiamento della persona nel senso di una ristrutturazione globale e profonda della personalità come avviene nelle psicoterapie, anche se possono diventare il punto di partenza per successivi sviluppi in tal senso.
I colloqui di sostegno hanno come obiettivo aiutare la persona a trovare altri modi di agire, altre opzioni, altre possibilità, altre idee che facilitino e permettano il superamento del periodo critico causato da un evento ben preciso, evento che richiede una riorganizzazione della propria vita. Può trattarsi di un trasferimento in un’altra città, un cambiamento di lavoro, una nascita, un lutto, una separazione, l’inizio di un nuovo corso di studi, ecc.
Compito del terapeuta sarà quello di portare il soggetto ad attingere alle proprie risorse interiori per trovare soluzioni autonome. Quindi, non si tratta di dare consigli o indicazioni più o meno direttive, ma di far emergere potenzialità ed idee. Lo psicoterapeuta può agire come Io ausiliario per il paziente mettendo in atto, attraverso l’ascolto e l’empatia, interventi come la chiarificazione, la riflessione, la verbalizzazione degli affetti, la spiegazione, ecc. che permettono alla persona di entrare in contatto con gli aspetti di sé fonte di disagio e di riorganizzarli.
il cambiamento raggiunto attraverso il percorso di sostegno psicologico spesso è sufficiente a consentire alle persone di riprendere il loro cammino in modo più adeguato e adattivo. A volte può accadere che il paziente, al termine del percorso di sostegno, desideri approfondire argomenti cui ha iniziato ad avvicinarsi durante i colloqui di sostegno e che percepisce come molto rilevanti per il proprio benessere psicologico. In questi casi può accadere che inizi un successivo percorso di psicoterapia.
La psicologia clinica è una disciplina che studia i fenomeni psicologici e provvede all’applicazione scientifica della psicologia. Essa trova il suo campo di intervento nella prevenzione, nella valutazione, nella riabilitazione e nel sostegno psicologico. Il suo obiettivo è quello di creare condizioni di benessere psicologico.
Lo psicologo è un professionista che ha conseguito una laurea quinquennale in psicologia (effettuando un opportuno periodo di tirocinio supervisionato) e che ha sostenuto un esame di stato per potersi iscrivere all’Albo professionale dell’Ordine degli Psicologi. Solo tale iscrizione consente di svolgere la professione di psicologo. Gli psicologi non sono tutti uguali, il corso di studi universitario propone vari indirizzi tra i quali la psicologia clinica. Gli psicologi clinici iscritti all’Albo esercitano una professione il cui scopo e la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione oltre alle attività di ricerca e didattica nell’ambito della psicologia. Essi possono effettuare colloqui di sostegno, fare consulenze diagnostiche e psicologiche, somministrare test. Il professionista del settore deve conoscere le fondamenta della psicologia generale che riguardano le funzioni psicologiche quali la percezione, l’attenzione, l’intelligenza, il linguaggio, la memoria, l’apprendimento, le motivazioni, le emozioni, la comunicazione, tutti elementi che sono alla base del comportamento umano, per potersi orientare nei complessi meccanismi della personalità ed arrivare al cuore del problema. Lo psicologo clinico non può curare con la psicoterapia i disturbi psicologici. La cura di tali disturbi riguarda lo psicoterapeuta. Quando si parla di psicologia clinica, quindi, non si parla di psicoterapia che è un’ulteriore specializzazione, il termine “clinico” in questo caso significa “prendersi cura” e viene esteso anche alle situazioni di normalità per facilitare e sostenere il benessere e lo sviluppo emotivo, cognitivo, e relazionale del soggetto.
Mente e corpo sono una cosa unica e inscindibile. Non a caso il nostro organismo risponde ad un disagio psicologico con delle alterazioni fisiche, così come malattie organiche o incidenti possono influenzare notevolmente la psiche della persona coinvolta. I disagi psicologici possono causare la riduzione delle difese immunitarie (chi è molto stanco psicologicamente, affaticato, preoccupato, ansioso può contrarre più facilmente patologie, dal semplice raffreddore a situazioni organiche più importanti) e possono condurre nel tempo alla comparsa di vere e proprie malattie psicosomatiche (es. ulcera gastrica, colon irritabile, infarto del miocardio, disturbi pressori e circolatori, eczemi, ecc). La persona che inizia a stare bene psicologicamente può far intraprendere al proprio corpo un processo di autoguarigione. All’interno del corpo umano si ha un perfetto meccanismo sincronizzato e se un ingranaggio non funziona bene la psicologia clinica corre in aiuto per alimentare il benessere e rimuovere gli ostacoli.
Il disagio di tipo relazionale non è detto che sia patologico per cui il campo d’intervento dello psicologo clinico non riguarda necessariamente dei disturbi. La materia oggetto di studio deve essere interpretata in senso lato come sostegno anche in condizioni di normalità per il mantenimento delle condizioni di benessere. Oggetto di analisi della psicologia clinica è quindi il comportamento umano sia in condizioni patologiche, sia in condizioni di normalità. Esiste una certa resistenza a rivolgersi allo psicologo clinico e una certa incapacità a parlare apertamente dei disturbi legati a forme di ansia, stress e depressione. Questa resistenza è legata al pregiudizio che andare dallo psicologo sia svalutante ed etichettante. Il medico di base spesso è coinvolto in queste problematiche dal paziente e dovrebbe essere lui a consigliare un percorso da un professionista. La collaborazione tra il medico di base che conosce la storia psicofisica del paziente e lo psicologo clinico risulterebbe essenziale per comprendere il disagio del paziente, per trovare la causa e rimuoverla. Il sostegno dei medici di base alla psicologia clinica si può misurare anche in termini di costi e benefici. Volendo fare un’analisi economica se si curano in forma preventiva ansia e stress che a lungo andare si traducono in patologie cardiache, intestinali, malattie autoimmuni e altre patologie si ha un risparmio. La diagnosi e la cura di queste patologie comportano una notevole spesa sanitaria che potrebbe essere evitata se non venissero sottovalutati i primi disagi che si manifestano a causa dell’errato modo di vivere, di pensare, di alimentarsi e di affrontare le difficoltà
Innanzitutto bisognerebbe svecchiare il modo di pensare. Avvalersi dello psicologo non significa essere “pazzi” ma vuol dire avere la capacità di comprendere che non sempre da soli si può uscire da un disagio, così come avviene per i disturbi organici. A volte succede che la persona che prova disagio sia convinta che con la forza di volontà riuscirà a venirne fuori. Purtroppo non sempre è cosi anzi a volte l’intestardirsi sul dovercela fare da soli ed il rifiuto di qualsiasi aiuto può portare ad un aggravamento del malessere che richiederà poi interventi più drastici e pesanti con una ripercussione non solo personale (cattiva qualità della vita), ma anche sul piano sociale (assenze dal lavoro, visite specialistiche, uso di farmaci)
Nel corso della crescita e della maturazione personale si possono incontrare delle difficoltà legate alla presenza di ostacoli esterni e/o interni che limitano o inibiscono la possibilità di utilizzare le risorse insite nel proprio piano di vita. Questi ostacoli sono subdoli, poiché, spesso, si fanno conoscere solo nei risultati che producono. Nascono così i sintomi fisici e psichici che creano malessere e che spesso da soli non si riescono a superare. E’ necessario chiarire che non si tratta di incapacità personale o di mancanza di forza di volontà. Come una malattia organica necessita dell’appropriata cura, così il malessere psicologico necessita di un opportuno trattamento.
Spesso chi sta male viene colpevolizzato o si sente colpevole, poiché non riesce ad aver ragione da solo dei sintomi più o meno invalidanti. Può provare vergogna a parlarne, poiché teme di essere giudicato negativamente. Tuttavia, questi sono pregiudizi che pian piano si stanno superando. Il disagio psicologico ha tante sfaccettature e sfumature e assolutamente non deve essere identificato o confuso con la “malattia mentale”. Il disagio psicologico, se trascurato, può essere pericoloso tanto quanto una malattia organica ignorata o mal curata. L’esito sarà sempre un peggioramento della situazione e della qualità della vita e potrà essere necessario un trattamento più lungo per ritrovare il benessere.
I sintomi hanno un loro linguaggio ed un loro significato, sono messaggi che hanno origine nell’inconscio quanto vi sono degli ostacoli alla libera espressione delle potenzialità interiori della persona. Ci si può domandare che cosa vuole comunicare l’inconscio quando origina malesseri e disagi. Il trovare un senso a ciò che capita è la strada per rimuovere gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento della propria “autenticità”.
I semplici interventi sui sintomi sono poco efficaci, spesso può esservi uno spostamento del problema con la comparsa di un altro sintomo. Solo lavorando sugli strati più profondi della personalità sarà possibile trovare la soluzione al malessere.
Secondo Schultz, il padre della pasicoterapia bionomica le nevrosi si differenziano a seconda della fonte della loro formazione. In tal senso non vi sono sintomi specifici per ogni forma di nevrosi, i sintomi possono essere molto simili tra loro, ma avere significati e senso molto diversi. La psicoterapia bionomica, con le tecniche autogene favorisce l’emergere di immagini del profondo che contengono in sé i semi della guarigione.